Ecco altri possibili motivi per cui una persona decide di diventare vegetariana
I motivi ecologici e di saluteSi tratta di una tesi avallata, in effetti, anche dalla scienza ufficiale, secondo cui chi mangia soprattutto alimenti vegetali è molto
meno esposto a malattie dell'apparato cardiovascolare, a tumori, ipertensione, diabete. Ciò accade, secondo molti studiosi, soprattutto perché l'uomo, per le sue caratteristiche fisiologiche affini a quelle delle
scimmie e assai
diverse da quelle degli
animali carnivori, non è onnivoro bensì
frugivoro, ossia predisposto ad un'alimentazione a
base di frutti e semi.
Esistono dei motivi ecologici altrettanto validi a favore del vegetarianesimo, tra cui gli enormi
sprechi di risorse necessari per mantenere gli allevamenti intensivi di "bestiame da macello", condotti con criteri disumani, nonché la
distruzione di foreste millenarie e di
terreni fertili, soprattutto nel Terzo Mondo, per creare pascoli.
Da sempre,
i più grandi saggi e illuminati della storia raccomandano a chi segue un cammino di
evoluzione interiore di
non mangiare carne. Vediamo perché.
Uno dei pilastri comuni a tutte le grandi religioni della Terra è rappresentato dalla compassione verso ogni essere vivente, da cui consegue il
divieto di uccidere. In effetti, nella religione cristiana, il celebre quinto comandamento non pone limiti in questo senso:
non dice "Non uccidere gli esseri umani".
Anzi, in realtà, la sua
traduzione letterale dall'ebraico equivale a "
Non commettere alcun genere di uccisione". Questo perché il Cristianesimo, come il Buddhismo, l'Induismo, l'Islamismo e l'Ebraismo è una religione che, alle origini, faceva del
vegetarianesimo uno dei fondamenti della sua dottrina.
Certo, ormai la maggior parte dei sacerdoti di queste religioni (tranne il Buddhismo e l'Induismo) tollera se non addirittura incoraggia l'uccisione di animali e il consumo delle loro carni. Ma forse è il caso di riflettere su quanto
disse il Buddha: "
In futuro, alcuni sciocchi sosterranno che io ho dato il permesso di mangiare carne, e che io stesso ne ho mangiata, ma io non ho permesso a nessuno di mangiare carne, non lo permetterò ora, non lo permetterò in alcuna forma, in alcun modo e in alcun luogo. E' incondizionatamente proibito a tutti".
Abbiamo già accennato al motivo di tanta severità: "
Mangiare la carne", spiegava il Buddha, "
spegne il seme della grande compassione". Pertanto, se si desidera avvicinarsi a Dio, che è compassione e amore perfetti, non si può non coltivare in sé questi sentimenti. E aggiunge il Buddha: "E' per sfuggire alle sofferenze della vita e per raggiungere la perfezione mistica che si pratica la meditazione."
Ma perché infliggere sofferenza agli altri, quando noi stessi
cerchiamo di evitarla? Se non riuscirete a controllare la mente in modo da aborrire anche solo il pensiero di un atto brutale e dell'uccidere, non sarete mai in grado di sfuggire ai legami della vita di questo mondo. "Come può colui che cerca, che spera di imparare a liberare gli altri, vivere della carne di esseri senzienti?"
Il vegetarianesimo e le religioni del mondo"La filosofia dei
Veda", scrive il professor
Steven Rosen riconosce appieno agli animali la capacità di raggiungere stati di spiritualità elevata. Si tratta di una tradizione religiosa che non promuove soltanto il vegetarianesimo, ma anche
l'uguaglianza spirituale di tutti gli esseri viventi. Il vegetarianesimo non è altro che la conferma di questa consapevolezza: tutti gli esseri viventi sono spiritualmente uguali".
Anche il
Corano esalta la compassione e la misericordia di
Allah nei confronti di tutti gli esseri da lui creati, senza eccezioni. Lo stesso profeta
Maometto, che era vegetariano e amava gli animali, disse: "Chi è buono verso le creature di Dio è buono verso se stesso".
Per quanto riguarda l'Ebraismo, nella Genesi l'alimentazione prescritta all'uomo è chiaramente vegetariana: "Ecco vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto che produce seme: saranno il vostro cibo". E ancora nella Genesi si legge: "Non dovreste mangiare la carne, con la sua vita, che è il sangue". E infatti,
il popolo d'Israele si mantenne vegetariano per dieci generazioni, da Adamo a Noè.
Dopo che il diluvio universale ebbe distrutto tutta la vegetazione, Dio diede al suo popolo il
permesso temporaneo di mangiare carne. Poi, per ristabilire l'alimentazione vegetariana, quando gli israeliti lasciarono l'Egitto, Dio fece cadere su di loro la manna, un alimento vegetale adatto a nutrirli durante il loro duro viaggio. Ma poiché gli israeliti continuavano a chiedere con insistenza la carne, Dio gliela diede, insieme però ad una
peste fatale che colpì tutti coloro che ne mangiarono.
Per quanto riguarda il Nuovo Testamento, e quindi il Cristianesimo,
l'insegnamento di Gesù Cristo è stato a tal punto
censurato nelle numerose traduzioni e revisioni dei Vangeli che sono quasi sparite le tracce della sua compassione e del suo completo amore per tutte le creature viventi, che si esprimevano anche nel non mangiare carne di alcun tipo, in armonia con la tradizione degli Esseni.
Infatti, in un "Vangelo secondo Giovanni" tramandato dagli Esseni e dalle Chiese cristiane d'Oriente ma
rifiutato dalla Chiesa ufficiale,
Cristo è un profeta che insegna l'assoluta non violenza nei confronti degli animali e
vieta esplicitamente ai suoi discepoli
di mangiare carne:
"Mangiate tutto ciò che si trova sulla tavola di Dio: i frutti degli alberi, i grani e le erbe dei campi, il latte degli animali ed il miele delle api. Ogni altro alimento è opera di Satana e conduce ai peccati, alle malattie ed alla morte".I primi cristiani, infatti, erano rigorosamente vegetariani. E lo erano anche i vari Padri della Chiesa, come San Giovanni Crisostomo, San Girolamo, Tertulliano, San Benedetto, Clemente, Eusebio, Plinio e molti altri. Ma quando il Cristianesimo volle diventare la religione di Stato dell'Impero Romano, durante il concilio di Nicea vennero
radicalmente alterati i documenti cristiani originali, per renderli accettabili all'imperatore Costantino, che alla carne non voleva rinunciare.
Così, per convertirlo, i "
correttori" nominati dalle autorità ecclesiastiche
eliminarono dai vangeli qualsiasi riferimento al non mangiare carne:
tradussero con il termine "carne", per ben diciannove volte, il termine greco originale "cibo" e scelsero la versione "dei pani e dei pesci" a quella, contemporanea a Cristo, del miracolo della "
moltiplicazione dei pani e della frutta" (va detto, comunque, che neanche i pesci della seconda versione dovevano essere veri e propri pesci, bensì
frittelle di alghe molto comuni tra il popolo ebraico all'epoca).
Pertanto, le
persecuzioni dei cristiani proseguirono anche sotto Costantino, ma a subirle furono solo quelli che
si ostinavano a non mangiare carne.
In seguito, i santi cristiani sono stati in gran parte vegetariani. Basti pensare al più famoso di tutti,
San Francesco, il quale, nel suo amore per tutte le creature viventi, si nutriva esclusivamente di
pane, formaggio, verdure e acqua di fonte.
I vegetariani nella storiaNel VI secolo a.C. il grande filosofo e iniziato Pitagora predicava, nella sua scuola di Crotone, il vegetarianesimo più stretto.
I pitagorici aborrivano qualsiasi forma di uccisione e si astenevano dal mangiare "esseri animati", per raggiungere quello stato di purezza e di ascetismo che per loro rappresentava il massimo grado dell'iniziazione, ossia una condizione che permette all'uomo di
liberarsi dalla prigione del corpo e di riacquistare la sua originaria condizione divina.
Rimanendo nell'
antica Grecia, nella Repubblica di
Platone,
Socrate espone a
Glaucone l'
alimentazione ideale per gli uomini della città del futuro:
focacce di frumento e orzo, olive, formaggio di capra, cipolle, legumi, dolcetti di fichi, bacche di mirto, ghiande arrosto e un po' di vino. Ma Glaucone vuole la carne, e allora
Socrate, anticipando i motivi ecologici del vegetarianesimo, gli
spiega che,
per mangiare carne, "avremo bisogno di molti maiali e di guardiani, e poi saremmo costretti a ricorrere più spesso ai medici. E gli allevamenti richiederanno spazi nuovi, sottraendo terreno all'agricoltura. Così, la città sarà costretta ad invadere i paesi vicini ed a fare la guerra" (questo collegamento tra alimentazione carnea e guerra fu visto anche da
Pitagora, il quale sosteneva che
"finché gli uomini massacreranno gli animali, si uccideranno tra di loro").
Nel secondo secolo dopo Cristo, lo storico greco
Plutarco diceva a chi si cibava di carni: "Se tu affermi di essere nato per questo tipo di alimentazione,
quando vuoi mangiare un animale prima uccidilo tu stesso, ma fallo servendoti solo delle tue forze, non di armi. Come i lupi, gli orsi e i leoni uccidono da sé ciò che mangiano, ammazza un bue a morsi o sbrana con la bocca un maiale, un agnello o una lepre e, gettandoti su di loro, divorali mentre sono ancora vivi, come fanno quelle belve. Ma se aspetti che la tua preda diventi cadavere e la presenza dell'anima vitale ti fa esitare a gustarti la carne, perché contro natura ti nutri di ciò che è animato?"
Leonardo Da Vinci, genio
vegetariano del nostro Rinascimento, si lamentava che "
i nostri corpi sono sempre più le tombe degli animali". E profetizzava: "
Verrà il giorno in cui gli uomini considereranno l'uccisione di un animale come oggi considerano l'assassinio di un uomo". Personalmente concordo con questo pensiero di Leonardo ma non so se l'umanità arriverà mai a questo traguardo in quanto penso che l'
estinzione della nostra specie sia abbastanza
vicina per colpa dei
disastri ambientali e/o
guerre.
Nel '600, il grande illuminista
J.J. Rousseau osservava che
gli animali carnivori sono più crudeli e violenti degli erbivori, quindi
la dieta vegetariana dovrebbe rendere l'uomo meno aggressivo.
Nel '700, il celebre politico e scienziato americano
Benjiamin Franklin definiva il mangiar carne "
un delitto ingiustificato". Era diventato vegetariano a
sedici anni perché si era accorto che "
apprendeva più in fretta e aveva maggior acume intellettuale".
Nell'800, il poeta romantico inglese
P.B. Shelley vagheggiava un mondo ideale in cui "l'uomo non uccide più l'agnello dai dolci occhi e ha smesso di divorare le carni macellate, che per vendetta delle violate leggi di natura sprigionavano nel suo corpo
putridi umori".
Nel 1885, si converte al vegetarianesimo anche lo scrittore russo
Lev Tolstoi, un ex cacciatore che divenne convinto assertore della non-violenza. "
Mangiar carne è immorale perché presuppone un'azione contraria al sentimento morale, quella di uccidere. Uccidendo, l'uomo cancella in se stesso le più alte capacità spirituali, l'amore e la compassione per le altre creature".
Nel nostro secolo, sono
stati vegetariani grandi uomini come il musicista e medico filantropo
Albert Schweitzer, premio Nobel per la pace nel 1952, o
Mahatma Gandhi, il quale sosteneva che "
la carne non è alimento adatto alla nostra specie".
Anche il più grande scienziato del '900,
Albert Einstein, sosteneva che "la scelta di vita vegetariana, anche solo per i suoi
effetti fisici sul temperamento umano, avrebbe un'
influenza estremamente benefica sulla maggior parte dell'umanità".
Fonte