Dopo la sua esclusione alle primarie del partito democratico, Antonio di Pietro ha subito rilasciato questa dichiarazione nel suo blog, la riporto:
Il Partito Democratico ha perso un’ottima occasione per potersi qualificare tale giacché un partito, per potersi definire davvero “democratico” deve essere aperto e pluralista altrimenti semplicemente “non è”, non esiste.
La giustificazione formale circa la mia esclusione dalla candidatura per la segreteria nazionale è semplicemente un furbo espediente per non avere tra i piedi un concorrente vero e reale, un candidato che avrebbe rotto le uova nel paniere, che avrebbe potuto rimettere in discussione gli equilibri precostituiti.
A coloro che tanto sbrigativamente si sono voluti disfare della mia candidatura e della partecipazione dell’Italia dei Valori dal processo costituente del futuro “cosiddetto” Partito Democratico vorrei chiedere di riflettere sui seguenti punti fermi:
1 - Io e l’Italia dei Valori abbiamo aderito e partecipato attivamente alla raccolta delle firme per avviare il referendum elettorale, al fine di addivenire ad un sistema elettorale di tipo maggioritario e con una forte riduzione del numero dei partiti.
Ciò vuol dire che abbiamo già dimostrato con i fatti – ripeto con i fatti e non solo a parole – il nostro intendimento di andare oltre il nostro partito di appartenenza;
2 - Ho personalmente partecipato nel 2005 all’esperienza delle primarie dell’Unione, candidandomi per rappresentare al Governo tutta la coalizione;
3 – E’ evidente che – con la costituzione del Partito Democratico – chi aspira a diventare segretario (e/o lo diventa) non può che riconoscersi esclusivamente in questo partito. In tal senso io ho dichiarato la mia disponibilità di essere parte integrante del PD alla fine del percorso costituente, cosa che ho anche ribadito per iscritto nella dichiarazione di intenti depositata insieme alla mia richiesta di candidatura;
4 – E’ altrettanto evidente che quei militanti dell’Italia dei Valori che avessero ritenuto di aderire al costituendo Partito Democratico avrebbero dovuto fare altrettanto al momento dell’iscrizione formale al nuovo partito.
5 – E’ infine evidente che l’iscrizione oggi non può avvenire semplicemente perché il Partito Democratico ancora non esiste formalmente;
6 – Sul piano formale, la mia candidatura è stata presentata nei termini e non sta scritto da nessuna parte che contestualmente avrei dovuto dimettermi dall’Italia dei Valori. D’altronde nemmeno gli altri candidati hanno smesso di essere iscritti nel loro partito di provenienza. L’iscrizione all’originario partito potrà cessare solo nel momento in cui nascerà giuridicamente quello nuovo e vi potrà essere così il trasferimento – anche automatico – nella nuova struttura;
7 – Sempre sul piano formale, bisogna considerare che io non sono il legale rappresentante dell’Italia dei Valori, poiché sono ministro, e quindi non avrei potuto sciogliere in alcun modo il partito senza prima passare attraverso l’Assemblea. Al riguardo faccio rilevare che, come reso pubblicamente noto da tempo, avevamo già fissato apposita riunione per i giorni 28, 29 e 30 settembre p.v. a Vasto (peraltro, invitando allo scopo anche tutti i vari leader dei partiti della coalizione).
8 – Vorrei ricordare infine che l’Italia dei Valori fa parte della coalizione dell’Unione sin dalla sua costituzione, ne ha sottoscritto il programma e ne condivide la responsabilità di governo.
La verità è purtroppo molto più semplice e molto più amara: gli attuali promotori del costituendo Partito Democratico non vogliono né la presenza mia né quella dell’Italia dei Valori.
Con il tempo ed a mente serena bisognerà riflettere sulle reali motivazioni di questo diniego (che, in realtà, sono molto gravi e per certi versi inconfessabili) e trarne le inevitabili conseguenze (anche sulla opportunità di restare o meno in una coalizione che di fatto ci respinge!).
Per ora una cosa è certa: chi non ci vuole non ci merita!
Né io né l’Italia dei Valori faremo ricorso contro le decisioni adottate in fretta e furia a notte fonda da un gruppo di 6-7 persone che – senza alcuna riflessione né preventivo dibattito aperto e pubblico - hanno preteso di rappresentare la volontà di tutti gli elettori dell’Unione e dei possibili aderenti al futuro Partito Democratico.
La politica è sì partecipazione ma anche dignità da difendere.
Antonio non vogliono guastafeste, il motivo è semplice, vogliono andare per la loro strada con la sicurezza di avere un leader che possa continuare la politica attuale e tu potevi essergli d'intralcio, ma stai tranquillo come dici anche tu, chi non ti vuole, non ti merita.